Toscana
Il licenzioso fantasma di Matelda
Una bella donna,Matelda,una donna sicuramente piacente ed affascinante;una donna dai sani e robusti appetiti sessuali,stando alle cronache un po’ maliziose della metà del 1200,epoca intimamente legata a costumi libertini appannaggio esclusivo della ricca e annoiata nobiltà.
Della quale faceva parte Matelda,o anche Telda,che andò sposa ad un rampollo della famiglia Guidi,potentissima signoria che dominava con pugno di ferro la zona del casentino,in Toscana.
Un matrimonio sicuramente combinato,come del resto si usava nel medioevo,creato ad arte per allargare i domini territoriali,e voluto dalle famiglie senza interpellare ovviamente la futura sposa.
Per una dama le alternative al matrimonio erano di gran lunga peggiori del male;e di fatto più che usare il plurale andrebbe usato il singolare,in quanto ad una donna restava solo la via del convento in caso di mancato matrimonio.
Così la bella e giovane Matelda andò sposa a Guido,uomo avanti negli anni,e sicuramente poco propenso alle battaglie nell’alcova.
La nostra Matelda fece di necessità virtù e iniziò a guardarsi attorno;dalla torre del suo castello di Poppi,iniziò a scrutare con ansia i passanti,indugiando soprattutto su quelli giovani e nerboruti,meglio ancora se dotati di un minimo di cultura;i suoi preferiti erano i menestrelli,i cantori che andavano di villaggio in villaggio,di corte in corte,a raccontare storie e allietare con le loro ballate le noiose giornate della nobiltà fannullona.
Ma non erano solo i menestrelli l’oggetto della concupiscenza della nobil signora;paggi e piccoli cavalieri,artigiani e lavoranti,non aveva molta importanza. I requisiti fondamentali è che fossero giovani,belli e aitanti.
Ovviamente non sappiamo che fu il primo della nutrita lista di amanti della giovane dama,ma sappiamo che ben presto ci fu un via vai di giovani che entravano tra le mura del maniero;ma non ne uscivano più.
Perché la donna non poteva far sapere in giro di essere un’adultera,non poteva correre il rischio di essere scoperta e ricattata;ciò avrebbe significato un’orribile fine,o quanto meno una vita di segregazione all’interno del castello,o peggio ancora in un oscuro monastero.
Così Matelda,dopo l’amplesso,faceva uscire i giovani amanti da un passaggio segreto;i giovani,ancora storditi dall’avventura,passavano su trabocchetti che si spalancavano e inghiottivano tutti,senza lasciare traccia del loro passaggio.
La cosa andò avanti per lungo tempo,fino a quando la popolazione del borgo iniziò a sospettare la verità;erano molti i giovani che all’improvviso erano scomparsi,in concomitanza con una visita al castello.
Così,esasperati,gli abitanti,approfittando dell’assenza del conte Guido e delle sue truppe,assaltarono il castello,catturarono la bella Matelda e la rinchiusero nella torre.
Di li non uscì più,perché venne fatta morire di fame e di sete;una punizione terribile,come del resto terribile era stata la sorte che aveva regalato ai suoi occasionali amanti.
Da quel momento la torre prese il nome di Torre dei diavoli,perché la gente del borgo sosteneva che in alcune notti particolari,la bella Matelda,ridotta ad un fantasma,si aggirasse per i bastioni del castello alla ricerca di giovani uomini con cui placare la sua insaziabile fame di sesso.
Attenti voi che passate dal castello di Poppi,perché c’è chi giura che la bellissima contessa,il cui fantasma continua instancabilmente ad aggirarsi per le mura,ancora oggi seduce con la sua bellezza coloro che,imprudentemente,si fanno accalappiare dalle sue doti di incantatrice.
Lucida Mansi e il Patto col Diavolo
Sulle colline che dividono Lucca dalla costa tirrenica e dalla Versilia, a soli 15km da Forte dei Marmi e da Viareggio si erge una tra le più belle ville lucchesi: Villa Mansi. La villa dalla splendida facciata in stile manierista, sottolineata dal grande prato antistante non viene ricordata solo per la sua architettura e il suo mirabile giardino ma anche perché da più di quattrocento anni su in questo luogo aleggia una leggenda.
Una nobildonna vi dimorò nella prima metà del seicento quando, giovanissima, dopo essere rimasta vedova dal suo primo matrimonio, si trasferì in seconde nozze con il suo anziano e ricco sposo Gaspare di Nicolao Mansi.
Il suo nome è Lucida, Lucida Mansi. La famiglia era molto ricca e conosciuta in gran parte dell’Europa grazie al commercio delle sete già prima del secolo XVI.
Il matrimonio destò scalpore per l’eccessiva differenza d’età tra i due coniugi e per la bellezza di lei rispetto a quella del nuovo sposo. Lucida come tutte le donne giovani, di bell’aspetto, viziate e forse un po’ annoiate amava vivere d’eccessi. Non rinunciava al lusso sfrenato, ai banchetti e alle feste ed era talmente vanitosa da ricoprire di specchi la sua camera in modo da poter ammirare sempre la sua immagine.
Dopo soli pochi anni di matrimonio, non si sa come, anche Gaspare morì lasciando l’inconsolabile Lucida da sola. Ma Lucida, la donna dall’animo oscuro, non pianse neppure un giorno per il suo sposo e ben presto si lasciò consolare dai molti amanti che si successero nel suo letto.
Lucida Mansi, figlia di nobili lucchesi, era una donna molto attraente e libertina. Era talmente innamorata di se stessa da non riuscire a trovare qualcuno che riuscisse a interessarla per più di una notte. Era crudele ed attratta dai piaceri della carne tanto da arrivare, forse, ad uccidere il marito per contornarsi liberamente di schiere di amanti. Come una mantide religiosa, che elimina il suo compagno dopo l’accoppiamento, così di Lucida si racconta che con un tranello lasciasse cadere i suoi amanti in botole irte di lame affilate.
Era avvenente e tutto di lei seduceva, nessun’uomo riusciva a resisterle. E come in una favola tutti gli specchi le sussurravano: “Sei tu la più bella del reame”.
Ma una mattina, qualcosa cambiò. Sul candido e liscio viso da eterna fanciulla comparve una lievissima ruga: il tempo indifferente ai desideri dei mortali iniziava a scalfire la sua bellezza.
Lucida sembrò quasi impazzire, ogni specchio fu distrutto e, come se la casa vivesse il suo dolore, ogni colore sembrò scivolare via dalle mura. Nei giardini i fiori sfiorirono e gli alberi iniziarono ad avvizzire. Lucida pianse, pianse così tanto che un giorno richiamato dalla disperazione della donna il diavolo le apparve dietro le fattezze di un magnifico ragazzo che in cambio della sua anima le offrì trent’anni di giovinezza.
La sua brama di beltà era così grande che la donna non ebbe nessun dubbio: meglio un’anima dannata che un’esistenza senza gioventù. Così Lucida firmò il suo patto con il Diavolo.
Mentre tutti intorno a lei invecchiavano la sua bellezza perdurava così come la sua dissolutezza, in una vita sempre più all’insegna del piacere.
Ma trascorsi trent’anni, il Diavolo puntuale tornò a riscuotere il suo credito. La notte del 14 agosto 1623 ricomparve per prendersi ciò che gli spettava. Lucida tentò di ingannarlo ed in un’inutile corsa per le scale della Torre delle ore, nel tentativo di fermare la campana che stava per battere la mezzanotte, proprio sull’ultimo scalino incontro il suo carnefice. A mezzanotte in punto il Diavolo la trascinò via con se sulla sua carrozza infuocata. La carrozza attraversò tutta la città per poi andarsi ad inabissare in un piccolo lago.
Nel 1820 nella zona attorno allo specchio d’acqua fu realizzato, per volere di Borboni, l’Orto Botanico di Lucca. Si narra che nelle notti di luna piena sia possibile vedere riflesso sulle sue acque il viso di Lucida che si guarda allo specchio e sorride a se stessa. A volte poi, sembra sia possibile vedere la carrozza che condusse la donna all’inferno mentre tra grida disperate cerca di liberarsi dalle mani del suo padrone.