Presente in una viuzza del piccolo comune di Muggia, in pochi sanno che esiste un'altra misteriosa scritta nella chiesa di Muggia Vecchia, sopra la collina che sovrasta il paese e il golfo di Trieste.
La chiesetta è paleocristiana e presenta ancora molti dipinti.Nel muro del colonnato di destra, all'interno della navata laterale, vi è un grande dipinto che rappresenta un santo con in braccio Gesù Bambino (San Cristoforo) il quale sembra tenere in mano una clessidra. Già è abbastanza inusuale che un Gesù bambino regga una clessidra che notoriamente è stata inventata dai Babilonesi e quindi da mondi pagani che oltretutto combatterono contro gli israeliti.
Ai piedi del dipinto sulla sinistra è presente un leone. Il leone porta una simbologia ambivalente negativa e positiva. Nella sua valenza negativa il leone è il simbolo degli istinti non domati in preda alla concupiscenza, come desiderio sfrenato di possedere tutto ciò che cade sotto i sensi. Nella valenza positiva è sinonimo di regalità e di sapienza. In un percorso iniziatico il leone simboleggia l’ardore e la forza, grazie alle quali l’iniziato riesce a dominare il suo lato istintivo, che lo condurrebbe altrimenti nelle tenebre, per intraprendere un cammino verso la luce.
Sulla destra del santo è dipinta una grande scritta indecifrabile.
L'iscrizione sembra davvero un rompicapo e in alcuni casi è persino difficile decifrare i caratteri (ad esempio, il segno che compare dopo "rus" [campagna], al secondo rigo). Tra quarto e quinto rigo sembra di poter leggere "vetuetur illi", cioè "sarà vietato a colui".
Tra terzultimo e penultimo rigo c'è però qualcosa di davvero strano: si legge NULLLA, con tre L (due alla fine del terzultimo rigo e una alla fine penultimo). La scritta peraltro non continua dietro la colonna, come qualcuno ipotizza.
Nella navata di sinistra invece vi è una probabile stele funeraria, che potrebbe essere di altra natura dato che nel centro vi è un foro solitamente mai presente nelle stele funerarie. Essa funge da altare, ma è posta in posizione rovesciata e la sua scritta non è chiaramente identificabile: posizionare stele funerarie capovolte e utilizzarle come altari, portava una chiara valenza di sottomissione del paganesimo al cristianesimo (un esempio è la lapide funeraria pagana incastonata nella porta d'accesso alla chiesa della Sacra di san Michele in val Susa). Se contiamo che di questa chiesetta si ha notizia già nell'VII secolo mentre il paese di Muggia (quello che reca l'iscrizione enigmatica) nasce dopo il 1400, si può dedurre che qui vi era un percorso esoterico-iniziatico in quanto San Cristoforo, con il gesto di trasportare Gesù bambino, o quantomeno un giovane ragazzo, dall'altra parte del fiume poteva suggerire una forma di iniziazione ai misteri della natura o del creato.
Riporto i suggerienti di uno studioso esperto di lingue antiche:
Sulla stele dell'altare si legge abbastanza chiaramente GIULIO, che potrebbe essere una forma medievale per il dativo IULIO, che in effetti sarebbe normale in una dedica (indipendentemente dal fatto che il contesto fosse funebre o meno).
Non vi può essere alcun dubbio sul fatto che, in effetti, la prima parola dell'iscrizione presente nell'affresco sia "Christoforus", con un alfabeto che mescola latino e greco (la prima lettera è la "chi" e la seconda è "ro": è identica alla P latina, ma si pronuncia R).
Da notare che però, alla fine della parola è presente la R latina (e non la "ro" greca). Evidentemente era consuetudine scrivere il nome di Cristo in caratteri greci, in ossequio ai testi originali dei vangeli, scritti in greco d'eta ellenistica. Quindi hanno scritto il composto "Christoforus" per metà con i caratteri greci e per metà con quelli latini (al di là del fatto che la parola "Christ" non è scritta per intero).
La prima lettera che si legge "o" in "odie null lancoreta netur", dovrebbe essere una "q": essa ha una coda, che non compare nelle "o" di Christoforus. Quindi "q die null lancoreta netur". Tutto lascia pensare che si tratti di una abbreviazione.
L'altare è separato da un divisorio in pietra decorato da un motivo raffigurante la trinacria, vari nodi di salomone e altre simbologie. Simboli simili ma diversi sono riportati anche sul muretto che chiude la zona centrale della chiesetta (disegni posizionati diversamente a destra e a sinistra) e perfino sul leggìo (probabilmente fra le parti più antiche della chiesa) sono raffigurate in alto delle foglie di Edera, simbolo esclusivo dei riti e del culto dionisiaco.
Nopn è dato sapere se la finalità delle foglie di edera possa essere quella della semplice decorazione, in quanto lo scultore era specializzato in quel vegetale o le preferiva. Nonostante ciò a quei tempi era raro che certe raffigurazioni venissero riportate per caso o solo come ornamento, perché la stessa catechesi era impostata sulla lettura dei simboli e le allegorie. E visto che vi sono altre stranezze nella chiesetta che riportano quasi certamente a un culto precristiano sul quale si è innestato poi il cristianesimo, è anche probabile che quel leggìo sia il resto di un antico luogo di culto pagano, magari dedicato proprio a riti dionisiaci.
Inserito da Cristina Genna Blogger
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