Si è tanto romanzato sulla sorte del piccolo Luigi XVII, figlio del sovrano francese Luigi XVI e dell’austriaca Maria Antonietta, ghigliottinati rispettivamente il 21 Gennaio ed il 16 Ottobre 1793 nel tragico epilogo dellaRivoluzione Francese.
Molti i quesiti posti sull’infausto destino che sarebbe toccato al piccolo delfino di Francia:morì nella prigione del Tempio nel 1795 o riuscì a sfuggire scampando la crudele trappola tesagli da Robespierre e dai suoi seguaci?
Soltanto di recente, nell’ anno 2000, dopo circa 200 anni di animate controversie, uno dei più grandi enigmi della storia è stato risolto.
Gli storici prima di allora non erano riusciti a dare una soluzione concorde sulla tragica fine toccata al piccolo durante la rivoluzione francese e soltanto il 19 aprile del 2000la scienza genetica ha reso il” sospirato verdetto”.
Uno dei misteri più impenetrabili della storia, che aveva riempito le pagine di ben 600 libri in due secoli, ha trovato la soluzione.
Il delfino di Francia, Luigi XVII, era o non era morto nella prigione del Tempio, dove era rinchiuso dall’agosto 1792, così come stabiliva un primo atto ufficiale, redatto a Parigi il 12 giugno 1795 , che lo identificava come “Louis Charles Capet, dell’età di 10 anni, due mesi (…), figlio di Louis Capet, ultimo re dei Francesi(…)”?
Nel Dicembre 1999, il cuore de l’”enfant du Temple” morto l’ 8 giugno 1795 e gelosamente conservato nella basilica Saint-Denis dal Duca di Beauffremont, impossessatosi dell’organo dal 1975, è stato sottoposto ad analisi da parte di due laboratori europei di biologia molecolare, Belgio e Germania, al fine di comparare la sua sequenza genetica con quella di Maria Antonietta, di cui gli scienziati già conoscevano il codice genetico grazie ad un ciuffo di capelli estrattole al momento della morte e conservato in un medaglione.
I fatti della storia raccontano che anche le sorti toccate al cuoricino del piccolo siano state un susseguirsi di scongiurate vicende: rubato prima dal medico che praticò l’autopsia sul piccolo cadavere, il Dott. Pelletan, poi da uno studente in medicina, ilcuore fu di nuovo derubato, nel 1830, all’arcivescovo di Parigi. Successivamente fu restituito, alla famiglia d’Orléans, per poi passare nelle mani dei Borboni spagnoli.
Il duca di Beauffremont ne divenne proprietario nel 1975. Quest’ ultimo difatti con estrema difficoltà si è lasciato convincere a rilasciare l’ autorizzazione affinchè il cuore lasciasse provvisoriamente la cripta della Basilica di Saint-Denis, dov’era gelosamente custodito, per essere sottoposto alle analisi dagli specialisti in genetica di due laboratori europei indipendenti.
Finalmente dopo un secolo e mezzo di silenzio “rinchiuso in un urna di vetro” riempita di alcool, il piccolo cuore ha rivelato la grande” verità”. Esso difatti apparteneva a Louis Charles, nato il 27 marzo 1785, secondo figlio maschio del re di Francia Luigi XVI e di Maria Antonietta d’Austria, Duca di Normandia, re di Francia dopo la morte del padre.
Il piccolo re di Francia non era mai fuggito a dispetto della storia che gli attribuiva fughe segrete e potenziali discendenze concepite. I risultati delle analisi, pubblicati nell’aprile 2000, hanno riconsacrato l’appartenenza del cuore del piccolo all’ultimo figlio dei Re di Francia.
Confrontando il DNA mitocondriale tratto dai tessuti del cuore mummificato con ciocche dicapelli della madre, di due delle sue sorelle e di due suoi parenti ancora in vita, risulta chiaro che le sequenze genetiche sono identiche.
Finalmente al “cuore” del piccolo gli viene restituita una sospirata collocazione che sicuramente spezza il lungo e tortuoso martirio e gli restituisce quella pace negata durante il suo breve ma crudele percorso di vita.
Un vero calvario che iniziò il 13 agosto 1792, quando il piccolo Louis Charles a soli 7 anni, entra con la sua famiglia nella prigione del Temple. Il 21 gennaio 1793, Luigi XVI viene decapitato ed il bambino, diventato re “di diritto”, è lasciato alle cure della famiglia materna.
Il 3 luglio 1793, il bambino re è tolto alla famiglia per ordine del Comitato della Salvezza pubblica, e viene affidato ad una coppia di sans-culotte, ad Antoine Simon, , che aveva una bottega da ciabattino in Rue des Cordeliers ed era un importante membro della Comune ed a sua moglie Marie-Jeanne, una donna delle pulizie.
Il piccolo Louis Charles ricevette dai coniugi Simon affetto e cura ma anche un ‘educazione rozza e dettata da modi ed espressioni del “popolino”. Al fine di indurirlo,si racconta, gli fecero bere addirittura del vino, e diventando brillo divenne momento di grande compiacimento per i carcerieri. Imparò il loro linguaggio volgare e le loro espressioni oscene. In siffatto quadro familiare, assai diverso da quello di Versailles in cui avrebbe dovuto crescere, il ragazzino trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Ma le tristi vicende non risparmiano il piccolo neppure durante il processo alla madre Maria Antonietta, quando fu costretto dai suoi “precettori” a muovere accusa alla madre ed alla zia di abusi sessuali nei suoi confronti.
Egli dovette dichiarare che, le due donne gli avrebbero insegnato la pratica della masturbazione facendolo giacere a letto e in conseguenza di tale abuso gli avrebbero addirittura provocato una ferita all’inguine, che in realtà il bambino si era procurato precedentemente giocando con un bastone. Non gli fu risparmiata neppure la macabra descrizione della cruenta morte della madre avvenuta il 16 Ottobre 1793 quando Maria Antonietta venne ghigliottinata, e riferitogli nei particolari lo scenario di sangue, la reazione del piccolo fu di totale smarrimento.
Ma a causare ulteriore sofferenza al ragazzino fu quando il 5 Gennaio 1794 AntoineSimon dovette abbandonare il suo incarico di custode del piccolo e così cominciò per Luigi Carlo un vero calvario il cosiddetto periodo del “muramento“. Per ben sei lunghi mesi fu lasciato solo in una stanza umida e chiusa dall’esterno, e qui la sua salute psico-fisica ebbe un’ irrimediabile caduta che ne determinò la morte.
Fu soltanto dopo la caduta di Robespierre che si venne a constatare lo stato dei prigionieri della torre e si scoprì che i soli a restare in vita erano Luigi XVII, al secondo piano, e sua sorella, al terzo. Così, con grande sgomento, si ebbe modo di verificare che le condizioni di detenzione del principe erano assai precarie per poterne sperare una possibile sopravvivenza.
Tant’è vero che Louis Charles muore l’8 giugno 1795, e il suo corpicino a conclusione della funesta sorte, troverà sepoltura nella fossa comune del cimiterodi Sainte Marguerite a Parigi, senza mai potersi ricongiungere con quello dei genitori, un tempo i Re di Francia, che subito dopo l’esecuzione erano stati buttati entrambi in una fossa comune.
Dovrà attendere 209 anni e quattro mesi dall’esame del DNA che ne ha accertatol’autenticità, perché il cuore di Luigi Carlo, o come veniva chiamato affettuosamente dalla madre “chou d’amour” trovasse una decorosa collocazione che ponesse definitivamente fine alle orribili ed anguste peripezie toccatogli.
L’ 8 giugno del 2004 una messa solenne e la traslazione nella Basilica di Saint-Danisvicino Parigi, alla presenza di numerosi membri della nobiltà, del sindaco e del nunzio apostolico hanno consacrato il cuore del piccolo e con esso un capitolo “doloroso” di storia che ha suscitato riflessioni sia sulla violenza psicologica esercitata sui bambini nel corso dei secoli che sulle ideologie violente che sarebbero state generate a partire dalla rivoluzione francese.
Inserito da Cristina Genna Blogger
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