Sono passati 59 anni, ma dell'omicidio della Dalia Nera ancora si sa poco o nulla. Si sa ovviamente il nome della vittima, Beth Short, che aveva appena 22 anni quando il suo corpo - tagliato di netto in due all'altezza della vita - venne trovato in un prato alla periferia di Los Angeles, il 15 gennaio del 1947. E si sa che Beth, nata e cresciuta in Massachusetts, era solo una tra le tante giovani e belle ragazze americane andate in California per cercare di far fortuna nel mondo patinato del cinema. Niente si sa, invece, del suo assassino, né del perché l'abbia ridotta in quello stato.
Siccome per gli omicidi non esiste la prescrizione, il Dipartimento di Polizia di Los Angeles ha ancora un agente ufficialmente assegnato al caso, uno di quelli che tengono la bocca chiusa "per non danneggiare le indagini", anche se in realtà nessuno - nemmeno lui - sta più indagando alcunché. Ma quello della Dalia Nera è un giallo che ha intrigato milioni di persone, ispirato almeno una dozzina di libri (di cui il romanzo di James Ellroy è solo il più celebre) e da ultimo, quest'anno, anche un film di Brian De Palma. Un'onda di curiosità che non accenna a placarsi e che ha costretto l'Fbi - in ossequio alla legge che impone di rendere pubblici i documenti delle agenzie federali - a mettere su Internet una massa imponente di materiale investigativo.
Si va dalla "soundphoto" delle impronte digitali, una sorta di fax ante litteram, grazie a cui l'identità della vittima è stata accertata appena 56 minuti dopo il ritrovamento (l'Fbi aveva le impronte in archivio perché Beth era stata arrestata in precedenza per aver bevuto alcool prima di compiere i 21 anni), ai ritagli di giornale, dalla corrispondenza tra gli agenti e il direttore dell'Fbi J. Edgar Hoover sull'andamento delle indagini ai volantini distribuiti dalla polizia per avere informazioni sugli ultimi movimenti della ragazza.
Tutto pane per i denti di chi voglia addentrarsi nei meandri di una storia sordida, "scritta" da un maniaco criminale e arricchita da una quantità industriale di comprimari. Come le 50 persone che si sono autoaccusate dell'omicidio, tutte risultate essere mitomani. O gli innumerevoli anonimi che scrissero alla polizia rivelando dettagli spesso inventati. O come i professionisti della disinformazione che hanno dipinto una ragazza un po' sbalestrata del New England come la protagonista di film pornografici, o all'opposto come una sorta di mutilata sessuale incapace di avere rapporti completi a causa di una malformazione. E, addirittura, come l'amante segreta di Marilyn Monroe.
Inserito da Cristina Genna Blogger
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