Dsk, complotti e misteri

Dsk, complotti e misteri

Un blackberry intercettato e poi sparito nel nulla. Un businessman dall’accento francese in vacanza a New York. Un cameriere nascosto a spiare il rapporto sessuale del secolo. E poi lui, ovviamente:Dominique Strauss-Kahn. L’impenitente fedifrago con il vizietto delle ragazze giovani,già capo del Fondo monetario internazionale nonché padre padrone dei socialisti francesi e, fino al maggio 2011, in cima alle classifiche di gradimento come futuro presidente di Francia. 
Insomma, il classico intoccabile. O, magari, uno fin troppo attaccabile, a seguire le debolezze del connubio sesso&potere. Chissà. Di certo c’è solo che il 14 maggio, l'economista d’Oltralpe è stato arrestato a New York con l’accusa di stupro ai danni di una cameriera 32enne, Nafissatou Diallo. E che 45 giorni dopo tutti i sette capi d’imputazione cadevano, rendendolo un uomo libero. Ma troppo compromesso per essere ancora candidato all’Eliseo.
La giustizia americana ha chiuso il caso con la stessa fretta con cui lo aveva aperto. Eppure i misteri mai chiariti nella storia di Dominique Strauss-Kahnsono parecchi. In particolare quelli su cui riflettere sono sette. Eccoli.

1. Dov’è finito il telefono di Dsk

Il giorno in cui sarebbe finito in prigione, il 14 maggio 2011, l’ex leader dei socialisti francesi si è svegliato a New York e ha mandato un messaggio alla moglie (a Parigi), raccontandole alcuni sospetti.
Strauss-Kahn aveva motivo di credere che il suo Blackberry, quello assegnatogli dal Fondo monetario, fosse intercettato: un’amica che lavorava per l’Ump, il partito di Nicolas Sarkozy, gli aveva riferito che almeno una delle sue email personali era stata letta dallo staff del presidente.
Quello stesso telefono, però, è sparito nel corso della giornata. L’uomo era convinto di averlo lasciato nel ristorante in cui aveva pranzato con la figlia, ma la ragazza è tornata a cercarlo senza trovarlo. Nessuno lo ha ritrovato al Sofitel. E anche dopo la scarcerazione di Strauss-Kahn, il Blackberry non è mai rispuntato. Non solo: l’azienda produttrice ha verificato che è stato disabilitato alle 12.51 di quella stessa mattina, e cioè pochi istanti dopo che  aveva abbandonato l’albergo.  Chi lo ha preso non si è limitato a spegnerlo, ma ha disattivato il sistema gps, che avrebbe potuto permetterne la geolocalizzazione dell'apparecchio. Si tratta però di un’operazione complessa, alla portata solo dei tecnici informatici.

2. Chi era l’uomo d’affari nella stanza 2820

Prima di addentrarsi nella suite numero 2806 in cui soggiornava l’ex capo dell’Fmi, la cameriera Nafissatou Diallo era entrata tre volte nella camera 2820, sullo stesso piano.  Nella 2820, Diallo è tornata anche dopo aver consumato il rapporto con Strauss-Kahn, come hanno certificato i registri d’ingresso delle chiave elettroniche. Un dettaglio sul quale aveva taciuto con gli investigatori newyorkesi. Ma chi c’era in quella camera? E perché la donna vi si è recata sia prima sia dopo il presunto stupro (e prima di denunciarlo)?
Il gruppo Accor, proprietario dell’hotel newyorchese, si è rifiutato di fornire i dettagli dell’occupante, adducendo la difesa della privacy.  Secondo il quotidiano francese Liberation,  però, nella camera alloggiava un non meglio precisato uomo d’affari francese, che ha abbandonato il Sofitel alle 11,36 del 14 maggio 2011. E cioè esattamente 30 minuti prima che la cameriera entrasse nella camera di Strauss-Kahn.

3. Sette minuti per due amplessi

Il registro delle chiavi elettroniche dell’hotel di New York prova che Nafissatou Diallo entrò nella suite di Strauss-Kahn alle 12.06.
La donna ha detto di aver subito tentativi di violenza anale e vaginale, ai quali ha opposto resistenza, e di essere quindi stata forzata a un doppio rapporto orale. Strauss-Kahn si è limitato a dire che la prestazione era stata consensuale, ipotesi spostata da Cyrus Vance, procuratore di New York.
Il punto controverso è però la durata. I tabulati telefonici rivelano che alle 12,13 Strass-Kahn stava parlando con la figlia Camilla: in meno di sette minuti si sarebbe consumato un doppio amplesso. Non impossibile, ma certo un tempo da record.

4. Nella suite di Dsk c’era una terza persona

Alle 12,05, un minuto prima di Nafissatou Diallo, un’altra persona è entrata nella suite 2806 dell’ex numero uno dell’Fmi. Si tratta di Syed Haque, l’incaricato di ritirare il vassoio della colazione.
Non è dato sapere quanto si sia intrattenuto Haque: il registro delle chiavi elettroniche dell’hotel segnala solo l’ingresso e non l’uscita dalle stanze.
L’uomo forse ha visto tutto? Perché nessuno ne ha mai parlato? E come mai il suo nome non è mai salito alla ribalta delle cronache?

5. Un uomo francese contattato subito dopo la presunta violenza

Pochi minuti dopo la confessione della cameriera al proprio capo, lo staff del Sofitel ha informato dell’accaduto John Sheehan, direttore della sicurezza del gruppo Accor, proprietario dell’hotel.  
Sheehan si trovava a casa propria nei sobborghi di New York quando ha ricevuto la telefonata e si è messo immediatamente in viaggio verso l’albergo. Sulla strada, ha fatto una chiamata a un numero americano. Finora è stato impossibile risalire al proprietario di quella utenza e alla sua collocazione geografica.
Tuttavia, Edward Jay Epstein, cronista del New York Review of Books entrato in possesso di quel numero, ha provato a contattarlo: gli ha risposto un uomo con forte accento francese, ancora non identificato.

6. La polizia avvisata in ritardo e il  personale festeggia

Nonostante la gravità della denuncia della cameriera, c’è voluta un’ora e mezza prima che il direttore dell’albergo chiamasse la polizia.  Il commissariato è stato informato solo alle 13,31, esattamente 60 minuti dopo il primo racconto della 32enne.
Tra la telefonata alla polizia e il suo arrivo (14,05) le telecamere di sorveglianza hanno catturato una scena ancora senza spiegazione: per circa tre minuti, due uomini del personale dell’albergo (non identificati) si sono lasciati andare a festeggiamenti inconsueti, scambiandosi pacche e lanciandosi in un balletto.

 7. Il video nelle mani di un giornalista che non può divulgarlo

I titoli della stampa sul caso Strauss-Kahn.

 

L’unico ad aver visionato il video è stato il giornalista Epstein. E proprio la sua testimonianza ha riaperto il caso sul complotto ai danni di Strauss-Kahn, insinuando che qualcuno abbia deliberatamente giocato un brutto tiro all’ex capo dell’Fmi, forse per metterlo fuori gioco in vista della corsa all’Eliseo.
Il Sofitel, però, ha negato l’esistenza del video; Epstein ha replicato (il 26 novembre) dicendo che, se il filmato non fosse stato diffuso dalla direzione dell’albergo, ci avrebbe pensato lui.
Due giorni dopo, però, ha ritrattato. In un’intervista pubblicata sul sito online del settimanale francese Paris Match, Epstein ha precisato che «avrebbe voluto mostrare il video se lo avesse avuto». Cosa ha provocato la sua marcia indietro? Il giornalista  è o meno in possesso del video? E se lo è, cosa gli impedisce di mostrarlo?
I detrattori di Strauss-Kahn hanno già un sospetto: la superinchiesta che ha riaperto il caso sui media potrebbe essere un contro-complotto capace di fornire una nuova verginità al vituperato e incontentabile ex numero uno del Fondo monetario. Perché, se la poltrona dell’Eliseo ormai è inarrivabile, quella di super ministro delle Finanze è ancora disponibile.

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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