L’area archeologica si estende su circa 78 ettari e conserva numerose strutture di origine precolombiana e 130 statue in pietra erette fra il 1° e l’8° secolo d.C. Si tratta del più grande complesso di monumenti religiosi e strutture megalitiche del Sud America.
Le opere sono state scolpite con squisita abilità, rappresentando una fattura e una perizia artistica di primissimo ordine. Sorprende la somiglianza delle statue con quelle prodotte in Guatemala, nella cultura olmeca e, stranamente, con i moai realizzati dalla cultura Rapa Nui sull’Isola di Pasqua, suggerendo che potrebbero esserci stati contatti transoceanici.
“C’è più di un elemento che sembra mettere in relazione i monumenti che si trovano sull’Isola di Pasqua, su alcune isole polinesiane e su quelle della Micronesia, come Ponape, Malden, Pitcard e Marchesi. Tali rovine, sembrano retrodatare anche quelle delle Ande”, suggeriva il giornalista investigativoHarold T. Wilkins.
Molte delle statue presentano acconciature straordinarie, simili a quelle viste a Tiahuanaco. I sarcofagi in pietra presentano bassorilievi simili a quelli visti in Perù e Bolivia, e anche a quelli olmechi trovati sulla costa del Golfo del Messico.
Inoltre, un monolite presenta due grandi serpenti che gli si attorcigliano attorno, simbolo che ricorda in maniera sorprendente l’iconografia di Gobekli Tepe, dell’Antico Egitto e altre varie culture antiche.
I Dolmen Colombiani
L’aspetto più sorprende è certamente rappresentato dalla presenza di strutture chiamate “dolmen”, tipiche dell’Europa antica del quinto millennio a.C. Essi sono esattamente come quello di tutta l’Europa, si trovano ad un livello più profondo rispetto alle altre pietre “scolpite” e sono realizzati con un tipo diverso di pietra.
L’impressione è che la cultura di San Agustin sia incappata per casi in questo sito megalitico molto più antico e, intravedendo la sacralità del luogo, abbia deciso di costruire lì i loro templi, proprio accanto agli antichi dolmen. Dunque, la domanda legittima è: chi ha realizzato i dolmen colombiani?
I dolmen, trovandosi 10-15 m, sono chiaramente più antichi delle altre opere scolpite. Alcuni di essi, sono stati inglobati nelle opere realizzate dalla cultura di San Agustin. Proprio per questo motivo, il mix ha lasciato un quadro confuso del passato.
Anche la civiltà pre-Inca che ha occupato il sito è avvolta nel mistero: lo stesso nome è sconosciuto. Gli archeologi credono che al momento sia stata portata alla luce solo il 10% delle rovine; si ipotizza che alcune strutture enormi, tipo piramidi Maya, siano ancora sepolte nell’area. Le analisi al radiocarbonio suggeriscono un periodo che va dal 555 a.C. al 1630 d.C.
Rimane l’enigma dei dolmen. Come è possibile che strutture tipiche dell’età del bronzo europeo siano finite sull’altro lato dell’oceano? La realizzazione dei dolmen viene collocata nell’arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C. In Estremo Oriente l’uso del dolmen si prolungò fino al I millennio a.C.
Molti esempi di questo tipo, o con temi architettonici più evoluti, sono stati ritrovati anche in Europa. In particolare si possono trovare nel Regno Unito, in Irlanda, in Francia, in Germania, in Spagna, in Portogallo e in Italia (precisamente in Sardegna, in Sicilia e in Puglia).
È possibile che una qualche cultura globale abbia abitato il pianeta Terra prima della catastrofe che ha cancellato ogni traccia del passato? È la domanda che sempre ritorna, ogni volta che si osservano e si mettono in comparazione siti antichi tanto distanti geograficamente.