Aguscello
Aguscello, storia e documenti
primi documenti che attestano l’esistenza di tale struttura risalgono al 1870, anno in cui i fratelli Pareschi ne acquistarono il lotto ad un’asta pubblica occorsa il giorno 1 Aprile. Nel 1896, un documento certifica che la proprietà passa in mano a tale signor Lombardi, che ne esercita l’usufrutto per lire 12000 annui sotto concessione del vescovo Enrico Grazioli. Gli atti notarili di quel periodo certificano che dal 1900 al 1933 la clinica di Aguscello cambia mediamente un proprietario ogni tre anni. Noi non ci soffermeremo ulteriormente nell’improbabile ricordo di questi nomi senza un volto sepolti dal tempo (e, pace all’anima loro, anche da tanta terra presumibilmente), fatta eccezione per l’ultimo proprietario di cui si abbia notizia certa: la signora Amelia Guerra, moglie del dottor Giovanni Bernardi, che rende l’edificio – fino ad allora adibito a residenza privata dai precedenti possessori – un ospedale per malati di tubercolosi. Nel1940, esso viene venduto alla croce rossa italiana, che lo trasforma in un ospedale psichiatrico per bambini di età inferiore ai 13 anni.
Aguscello, storia e leggende
Ricostruire la storia di Aguscello non è affare facile. la Croce Rossa gestisce il pedagogico per 30 anni, fino al suo improvviso abbandono avvenuto nel 1970. In merito a questo periodo, la documentazione ufficiale della struttura – che comprende anche le cartelle cliniche dei piccoli pazienti – è custodita presso gli archivi del comitato provinciale di Ferrara, a disposizione di chiunque desiderasse approfondire meglio il trentennio.
Aguscello, fantasmi e atroci delitti
Tuttavia, giacché il nostro è un sito che si occupa di miti e leggende, noi è della
leggenda che parleremo e che da anni viene tramandata, andando a costituire l’ossatura di quella che è la storia “non ufficiale” di Aguscello, nella quale – per semplicità, o per un sadico amore del macabro – tanta gente oggi preferisce credere. Quello che segue pertanto nulla ha a che vedere con la storia ufficiale di questo luogo ma riprende (solo parzialmente) il folklore e il mito di Aguscello.
Secondo la tradizione, quello che avvenne nei 30 anni di attività del manicomio – o del “pedagogico” come sono soliti chiamarli a Ferrara – è orribile: l’edificio sembra fosse gestito da suore che non avevano particolarmente a cuore i bambini lì abbandonati. Le testimonianze di chi ha vissuto quegli anni nel Ferrarese parlano di torture fisiche e mentali molto pesanti. Un dolore che ancora oggi trapela da quelle mura e scuote le coscienze di chi mosso dalla curiosità si reca in visita all’ex manicomio di Aguscello in cerca di guai (l’area è pericolante). L’atmosfera è pesante e il supplizio dei piccoli è ancora vivo fra gli oggetti, le sedie, i lettini che si trovano all’interno delle vecchie stanze, dove fra scritte blasfeme alle pareti, simboli satanici e degrado, è possibile trovare un riscontro concreto all’incuria nella quale oggi versa l’edificio, in balia dell’edera e del menefreghismo più assoluto.I resti di apparecchiature, inclusa una macchina per l’elettroshock, sono stati rinvenuti fra le campagne adiacenti al presunto ex manicomio e rappresentano secondo alcuni la vivida testimonianza dell’abbandono improvviso de 1970. Come al solito però, trattandosi di leggende tramandatesi oralmente, i motivi della fuga da Aguscello non sono del tutto chiari.
Non c’è uniformità fra le teorie che giustificherebbero la scomparsa dei bambini nel manicomio durante l’ultimo giorno della sua esistenza.
L’ipotesi più gettonata ci parla di un incendio, casuale o doloso, che avrebbe messo fine alla vita di tutti i piccoli ospiti, impietosamente rinchiusi dalle suore “cattive” agli ultimi piani dell’edificio.
Una versione forse ancor più inquietante ha per protagonista un bambino colpito da una grave forma di schizofrenia, di nome Filippo Erni. Il giovane, mentalmente stremato dai metodi educativi rigidi e opprimenti in voga nel manicomio, sarebbe impazzito, uccidendo alcuni suoi compagni prima di venire rinchiuso all’ultimo piano del manicomio. Dall’unica finestra della stanza si sarebbe lanciato in preda alla disperazione, trovando la morte. Proprio l’anima di Filippo Erni sarebbe stata avvistata nel corso degli anni dai numerosi Ghost Hunters partiti all’avventura. La figura descritta è quella di un bambino di circa 12 anni, biondo, dall’espressione arcigna che correndo si aggira nel giardino di Aguscello di cui è prigioniero per l’eternità.
Un’ultima ipotesi farebbe coincidere la chiusura del manicomio e la morte di tutti suoi ospiti con lo scoppio di una grave epidemia virale non arginata dal personale, che dopo aver sepolto i corpi in una fosse comune nella zona boschiva antistante al manicomio, se la sarebbe data a gambe levate.
Qualunque sia la fine toccata in sorte al manicomio e a tutti i suoi abitanti, è un dato di fatto che oggi i curiosi che si avventurano all’esplorazione di Aguscello – imprudentemente, giacché l’edificio è pericolante ed è un ritrovo per drogati e partecipanti di messe nere – affermano di sentire una sensazione di angoscia opprimente fra quelle pareti, e di udire gli scalpicci dei piedini e i lamenti dei tanti bambini un tempo presenti.
Aguscello è senza dubbio un luogo dal quale è facile lasciarsi suggestionare: i pavimenti crollati e le scale in disuso non consentono di ispezionarlo per intero. In particolare l’ultimo piano, quello dove secondo la leggenda sarebbero stati rinchiusi i bambini e da dove Filippo Erni si sarebbe lanciato, è assolutamente off limits e sarebbe letteralmente un suicidio provare a raggiungerlo. In più, negli anni l’edificio è stato sede di messe nere e rituali di vario genere, le cui testimonianze sono incise sulle decrepite pareti in segni e frasi che recitano i loro sinistri ammonimenti agli incauti visitatori.
inserito da cristina genna