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20.08.2014 11:32segreto dell'imortalita'
segreto dell'immortalita'
20.08.2014 11:16Scoperta un’impronta di 36 mila anni fa che potrebbe riscrivere la storia umana
Una serie di impronte trovate nella Grotta di Ciur-Izbuc sui Carpazi, Romania, potrebbero rappresentare le più antiche tracce di uomo moderno mai trovate in Europa, e forse nel mondo. Secondo gli scienziati, le impronte risalgono a più di 36 mila anni fa, e appartenute ad un gruppo familiare rifugiatosi nella grotta.
La Transilvania non è diventata famosa solo per la leggenda immortale del Conte Dracula e il suo ambiente quasi spettrale.
Si tratta di una regione ricca di storia, nella quale si sono combattute molte battaglie.
Inoltre, nella sua storia millenaria, il territorio della Transilvania è appartenuto ad una grande varietà di imperi e stati, tra cui i Celti, gli Sciti, il Regno di Dacia e l’Impero Romano.
Oltre ad essere uno degli scenari privilegiati della storia dell’umanità, in tempi più recenti la Transilvania ha offerto alcuni reperti che potrebbero contribuire a cambiare la comprensione sul nostro passato.
Una serie di impronte sono state rinvenute nella Grotta di Ciur-Izbuc, sui monti carpazi, che secondo i ricercatori potrebbero rappresentare la più antica testimonianza di tracce di uomo moderno in Europa, e forse nel mondo.
Nel 1965, nella Grotta di Ciur-Izbuc furono rinvenute circa 400 impronte umane. Inizialmente, gli scienziati attribuirono le orme ad una famiglia di uomini moderni vissuta tra i 10 mila e i 15 mila anni fa.
Ma, come riporta Science News, la datazione al radiocarbonio di alcuni frammenti ossei di un orso delle caverne trovate sotto un’impronta rivela che queste tracce in realtà risalgono almeno a 36,5 mila anni fa.
I risultati dello studio delle 51 impronte rimaste (il passaggio di speleologi e turisti ha distrutto tutte le altre) sono stati pubblicati il 7 luglio scorso dal dottor David Webb, antropologo presso l’Università della Pennsylvania, sulla rivista American Journal of Physical Anthropology.
Le analisi delle impronte suggeriscono che sei o sette persone, tra cui almeno un bambino, entrarono nella grotta dopo che un diluvio aveva rivestito il pavimento di fango sabbioso. "L’età delle orme è calcolata in associazione con le ossa dell’orso delle caverne, e con la convinzione che gli orsi delle caverne si sia estinto verso la fine dell’ultima era glaciale", scrivono i ricercatori.
Dunque, quelle di Ciur-Izbuc potrebbero essere le orme di uomo moderno più antiche d’Europa, e forse del mondo. In una conferenza del 2011, un gruppo di scienziati annunciò di aver trovato presso il sito di Engare Sero, in Tanzania, orme di Homo Sapiens antiche di 120 mila anni.
Se le conclusioni sulle impronte di Engare Sero fossero corrette, vuol dire che sarebbero queste le impronte di Sapiens più antiche del mondo. Tuttavia, i risultati non sono stati ancora pubblicati, facendo ritenere a Webb che i colleghi possano aver avuto un problema di datazione o di autenticità.
All’inizio di quest’anno, invece, una squadra di ricercatori di vari istituti di ricerca ha scoperto in Inghilterra una serie di orme appartenute ai nostri antenati più antichi, databili a circa 800 mila anni fa.
La scoperta di Ciur-Izbuc, insieme a molte altri sorprendenti ritrovamenti antichi, mostra ancora una volta quanto poco sappiamo sulle nostre antiche origini e sulla storia del nostro pianeta.
Scoperto in Russia un tipo di ominide completamente sconosciuto
Nei territori russi dell'Altaj, la scoperta di un ominide finora sconosciuto potrebbe rivoluzionare le teorie sull'evoluzione e l'espansione dell'Homo Sapiens. Dalla teoria 'monocentrica' a quella 'pluricentrica'
[Articolo originale su I paleontologi russi hanno rinvenuto nei Territori dell’Altaj le tracce di una razza di uomo primitivo ancora sconosciuto.
Analizzando i geni dei resti trovati, gli scienziati sono giunti alla conclusione che il famoso Homo di Denisova corrisponde geneticamente per il 17% all’Homo di Neanderthal e per il 4% ad una specie di ominidi che ci è attualmente ignota.
I risultati ottenuti, considerati incredibili, hanno indotto gli archeologi a scavare ancora più a fondo ed ora le ricerche continuano su strati di terra più antichi rispetto a quelli dove è stato ritrovato l’Homo di Denisova.
Ma queste ricerche hanno dato anche altri risultati importanti. Lo studio del DNA dell’Homo di Denisova ha dimostrato che i geni di questi ominidi coincide per il 6% a quelli delle attuali popolazioni dell’Asia sudorientale.
In base a questi risultati Anatolij Derevjanko ha iscritto l’Homo di Denisova fra le sottospecie dell’uomo moderno, facendo ulteriore luce sul processo di differenziazione degli esseri umani avvenuto 60-70 mila anni fa. Ce ne parla l’archeologo Michail Šun’kov:
"Parte di questa popolazione si è spostata nel Territorio dell’Altaj dove son stati rinvenuti i resti dell’Homo di Denisova, e parte è emigrata in direzione sud-est.
Il gene dell’Homo di Denisova non è stato rilevato nei resti fossili degli uomini dell’Asia sudorientale e della Cina, cioè nei territori dove si presume che questi siano transitati, ma è stato riscontrato nelle popolazioni che attualmente vivono in tali aree geografiche.
Questi dati indicano che l’Homo di Denisova ha contribuito all’evoluzione della specie umana per come la conosciamo ora".
Ma c’è dell’altro, durante gli scavi di Denisova gli archeologi hanno rilevato nella caverna vicina agli scavi sia i resti di Homo di Neanderthal che tracce di Homo di Denisova, i due ominidi erano quindi vissuti contemporanemente.
Di conseguenza è stato ipotizzato che entrambe le specie abbiano dato il loro contributo alla formazione del genere umano:
"E’ la cosiddetta selezione genealogica, in determinati territori le razze si son mescolate fra loro e le nostre ultime ricerche hanno evidenziato che questo fatto si è verificato anche con l’Homo di Denisova e quello di Neanderthal. Si tratta di una scoperta sensazionale".
In questo momento l’albero genealogico del genere umano si mostra come segue: le specie di esseri umani moderne erano quattro: l’Homo Sapiens africano, l’eurasiatico Homo di Neanderthal, l’Homo di Denisova dei Territori dell’Altaj e l’Homo Orientale, che viveva dove ora c’è la Cina.
Non è più possibile sostenere la teoria monocentrica, un tempo molto popolare e secondo la quale l’essere umano sia comparso in Africa e da lì si sia diffuso. Risulta più convincente l’idea di Derevjanko che sostiene il pluricentrismo, confermata anche dai dati dei paleontologi ed archeologi russi.
Nel mondo scientifico la scoperta dei resti dell’Homo di Denisova si trova al secondo posto per importanza dopo la scoperta del bosone di Higgs. Il 12 giugno 2013 Anatolij Derevjanko è stato premiato con il Premio Statale della Federazione Russa per il contributo nello studio della storia dell’umanità.