Il misterioso manoscritto Voynich contiene ‘un messaggio vero Svelati i primi segreti

Il misterioso manoscritto Voynich contiene ‘un messaggio vero  Svelati i primi segreti
Anno 1912, Villa Mondragone, nei pressi di Roma: Wilfrid Voynich, libraio e mercante antiquario di origini russe, giunge da New York per esaminare i libri che il collegio dei Gesuiti è intenzionato a vendere per restaurare la villa. Qui il mercante si imbatte in un manoscritto senza titolo e di autore sconosciuto, ricco di illustrazioni e ricoperto da una scrittura incomprensibile. Affascinato, lo acquista e trascorre il resto della sua vita a tentare di decifrarlo: è l’inizio della storia del celebre manoscritto manoscritto-di-voynichVoynich, il libro “più misterioso del mondo”, l’opera che nessuno riesce a leggere.
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Il manoscritto di Voyinich è un libro enigmatico sotto diversi punti di vista. Studiosi di tutto il mondo si interrogano da un secolo su quale sia la sua origine, su chi lo abbia scritto e perché, ma soprattutto in che lingua: persino i caratteri utilizzati, infatti, sono sconosciuti. Le illustrazioni che lo decorano sono altrettanto enigmatiche, dato che rappresentano piante e fiori ignoti, diagrammi zodiacali e schemi astrologici, corpi femminili immersi in misteriose acque verdi. Per finire, la fattura: realizzato con pregiata pergamena di capretto, i colori usati per le illustrazioni sono di ottima qualità, così come la realizzazione tecnica. Un libro prezioso quanto inaccessibile, dato che non sembra essere stato scritto in nessuna delle lingue note. Per questo si è pensato all’uso di un codice, di cui però nessuno conosce la chiave: nemmeno William Friedman, il crittografo dei servizi segreti americani che svelava i codici nemici durante la seconda guerra mondiale e che se ne occupò nel 1945. Ancora oggi, quindi, il manoscritto Voynich è l’unico codice dell’antichità a non essere stato ancora decifrato.
 
Un libro, dunque, che non si lascia leggere, e che non ha neanche un autore. Nel corso del tempo, infatti, è stato attribuito a diversi personaggi, senza che se ne venisse mai a capo. Una prima attribuzione è stata tentata dallo stesso Voynich, che sulla prima pagina del volume aveva scoperto la firma, precedentemente cancellata, di tal Jacobus da Tepenece; si trattava di un medico e alchimista alla corte di Rodolfo II d’Asburgo, l’imperatore vissuto nel XVI secolo appassionato di collezionismo e scienze occulte. Voynich però rinvenne anche una lettera datata 1665, in cui il medico reale di Rodolfo, Johannes Marcus Marci, inviava il volume a Roma affinché venisse decifrato. Il destinatario era il gesuita Athanasius Kircher, uno degli uomini più colti del XVII secolo, esperto più o meno in qualunque campo, compresi i linguaggi sconosciuti (fu una tra i primi a studiare i geroglifici egizi): è tra i volumi del gesuita che Voynich lo ritrovò. Nella missiva Marci attribuiva il testo a Ruggero Bacone, al secolo Roger Bacon, il “doctor mirabilis” inglese vissuto nell’XI secolo, ma viene anche specificato che il testo era stato acquistato dall’imperatore Rodolfo per 600 ducati, all’epoca una cifra molto alta. È a partire da questa notizia che è stata sviluppata l’ipotesi della truffa, rimasta valida fino a qualche anno fa: si riteneva infatti che, essendo indecifrabile, il codice fosse semplicemente un falso, confezionato ad arte per essere venduto ad un appassionato come l’imperatore. L’autore del raggiro sarebbe stato Edward Kelley, un alchimista e manoscritto-voynichpresunto medium inglese che asseriva di poter parlare con gli angeli e che giunse alla corte di Rodolfo insieme all’amico e filosofo John Dee.
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L’ipotesi della truffa è stata a lungo confortata anche da altri elementi, come la totale assenza di errori, ripensamenti o cancellature nel testo, che in un manoscritto, per quanto curato, sono la norma. Un altro elemento è la ripetizione continua di segni o intere “parole” – se di parole si può parlare: in una lingua naturale non capita di ripetere con tale frequenza vocaboli e segni in maniera così ravvicinata, come invece succede nel manoscritto.
 
Nel 2011, però, una nuova scoperta ha permesso se non altro di scagionare Kelley: l’analisi al carbonio-14 ha infatti accertato che il manoscritto risale a un periodo di tempo compreso tra il 1404 e 1438. Dunque non può essere Kelley l’autore, né il Tepenece o Bacone, né Leonardo o lo stesso Voynich, entrambi indicati da diverse teorie come possibili autori. Inoltre un recente studio sembra negare definitivamente l’ipotesi della truffa. Secondo un articolo pubblicato dalla rivista scientifica Plos One nel giugno del 2013, il testo sarebbe un codice basato sulla reiterazione delle parole, cioè proprio su una delle caratteristiche considerate fino a questo momento incriminanti.
 
Recentemente sono state sviluppate ipotesi più o meno fantasiose, che vedono nel manoscritto un codice non alfabetico bensì numerico, quasi fosse il primo foglio di calcolo della storia, o che collegano il manoscritto alla storia di Castel del Monte in Puglia, il quale, lungi dall’essere una residenza di caccia dell’imperatore Federico II, sarebbe stato lo scenario di una serie di riti finalizzati al raggiungimento dell’immortalità. Il misterioso manoscritto Voynich contiene ‘un messaggio vero: svolta nella ricerca. Ma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Plos One, suggerisce che il manoscritto potrebbe, dopo tutto, contenere un messaggio vero e proprio. I ricercatori che hanno condotto le analisi affermano di aver individuato dei modelli linguistici che credono essere vere e proprie parole all’interno di un testo. Grazie alla datazione al radiocarbonio, è stato stabilito con certezza che il volume è stato redatto tra il 1404 e 1438, ma poi scomparso dalla documentazione pubblica fino al 1912, quando un commerciante di libri antichi, chiamato Wilfrid Voynich, se lo ritrovo in uno stock di pubblicazioni antiche di seconda mano acquistate in Italia. 
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A tutt’oggi, è l’unico testo medievale che non si è riusciti a decifrare. Ci ha provato addirittura un team di eminenti decifratori di codici durante la seconda guerra mondiale, esperti nel decodificare i messaggi cifrati dei nemici, ma senza riuscire a trovare alcun significato nel testo. Forse, però, lo studio potrebbe portare ad una svolta.
 
Marcelo Montemurro, fisico teorico presso l’Università di Manchester, Regno Unito, ha trascorso molti anni ad analizzare i modelli linguistici e spera di riuscire a svelare il mistero del manoscritto, convinto che la sua nuova ricerca possa portare ad una svolta.
 
“Si tratta di un testo unico nel suo genere, non esistono opere simili. Tutti i tentativi di decifrazione finora messi in atto hanno fallito”, spiega Montemurro a BBC News. “Non si può facilmente respingere il manoscritto come se non avesse senso, in quanto le analisi mostrano una struttura linguistica significativa”.
 
Il dottor Montemurro, assieme ad un collega, ha utilizzato un metodo statistico computerizzato per analizzare il testo, un approccio che è stato utilizzato anche su altre lingue. I due ricercatori si sono concentrati su alcuni modelli, cercando di capire in che modo le parole sono state organizzate nel testo, così da estrarne i contenuti portanti.
 
“Ci sono prove sostanziali che le parole portanti tendono a presentarsi in un modello di cluster”, spiega il ricercatore. “Nelle lunghe campate di testo, le parole lasciano una traccia statistica sul loro uso. Quando l’argomento cambia, sono necessarie altre parole.
 
Le reti semantiche che abbiamo ottenuto mostrano chiaramente che le parole correlate tendono a condividere somiglianza di struttura. Ciò accade anche in una certa misura nelle lingue a noi conosciute”. Il dottor Montemurro ritiene improbabile che queste caratteristiche sono state semplicemente “incorporate” nel testo per rendere una bufala più realistica, come ritiene la maggior parte del mondo accademico. Tuttavia, anche se il ricercatore ha trovato un modello, il significato delle parole rimane ancora un mistero. Il fatto stesso che per oltre un secolo molte menti brillanti hanno analizzato il lavoro con pochi progressi, per alcuni, l’unica spiegazione possibile è che si tratti di una bufala. Uno di questi è Gordon Rugg, un matematico della Keele University, Regno Unito. Lo studioso ha anche prodotto un suo proprio codice complesso, volutamente simile a quello di Voynich, per mostrare come un testo possa sembrare avere modelli significativi, anche se è un “incomprensibile testo bufala”.
 
Secondo Rugg, le nuove scoperte fatte da Montemurro non escludono che il manoscritto possa essere un falso. “I risultati non dicono nulla di nuovo. E’ stato appurato da decenni che le proprietà statistiche del manoscritto sono simili, ma non identiche, a quelle delle lingue reali”. E’ chiaro che Rugg non crede che il testo di Voynich contenga un codice sconosciuto, tuttavia avanza una sua teoria: “Alcune della caratteristiche del testo del manoscritto, come ad esempio il modo in cui sono state poste le parole separate, sono in contrasto con la maggior parte dei metodi di codifica del testo. Questo manoscritto contraddirebbe la maggior parte dei sistemi di codifica conosciuti”. Chi invece ha rivisto la sua opinione, alla luce delle scoperte di Montemurro, è il dottor Craig Bauer, autore di Secret History: La storia di crittologia. Prima dello studio, Bauer era convinto che il manoscritto fosse una bufala, ma come lui stesso ora ammette, “potrebbe risolvere qualche arcano segreto, o addirittura aiutare a riscrivere la storia della scienza”. Tuttavia, Bauer è ancora sul ‘chi va là’ e non esclude di poter cambiare ancora la sua opinione alla luce di altri contributi allo studio del manoscritto. Ma il dottor Montemurro è fermo nella sua convinzione, e sostiene che l’ipotesi della bufala non può assolutamente spiegare i modelli semantici che ha scoperto. 
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Egli è consapevole che la sua analisi lascia molte domande ancora senza risposta, ad esempio se si tratta di una versione codificata di una lingua conosciuta o se si tratti di una lingua totalmente inventata.
 
“Dopo questo studio, ogni nuovo supporto all’ipotesi bufala dovrebbe tenere conto di questa struttura sofisticata in modo esplicito. Finora, questo non è stato fatto”, insiste il ricercatore. “Ci deve essere una storia alle spalle, che non conosceremo mai”.
 
I misteri dei testi criptati: dal scritto Voynich al quadrato magico “Sator”
 
Il “Vangelo di Giuda” potrebbe essere autentico: conferma da un certificato di matrimonio Quasi decifrata la scrittura più antica del mondo 100 anni di analisi Il volume, scritto su pergamena di capretto, è di dimensioni piuttosto ridotte: 16 cm di larghezza, 22 di altezza e 4 di spessore. Consta di 102 fogli, per un totale di 204 pagine. La rilegatura porta tuttavia a ritenere che originariamente comprendesse 116 fogli e che 14 si siano smarriti.
 
Fanno da corredo al testo una notevole quantità di illustrazioni a colori, ritraenti i soggetti più svariati: proprio i disegni lasciano intravedere la natura del manoscritto, venendo di conseguenza scelti come punto di riferimento per la suddivisione dello stesso in diverse sezioni, a seconda del tema delle illustrazioni. L’ultima sezione del Manoscritto Voynich comincia dal foglio 103 e prosegue sino alla fine. Non vi figura alcuna immagine, fatte salve delle stelline a sinistra delle righe, ragion per cui si è portati a credere che si tratti di una sorta di indice. Il manoscritto Voynich, del quale non esistono copie, è attualmente conservato presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale, negli Stati Uniti, dove reca il numero di catalogo «Ms 408». “Sono state eseguite circa 25 esami del manoscritto Voynich e la maggior parte dei risultati conferma che il testo presenta analogie con il linguaggio naturale. Questo nuovo esame si aggiunge a quelli di questo genere”, afferma Klaus Schmeh, un crittografo. “Mentre sappiamo molto sulle proprietà statistiche del testo, non sappiamo abbastanza su come interpretarli. Questo è uno dei problemi da affrontare con le nuove ricerche. Abbiamo bisogno di capire come i diversi linguaggi, metodi di crittografia e tipi di testo influenzano le statistiche”. Svelati i primi segreti del manoscritto Voynich
Confrontano i simboli contenuti nel misterioso manoscritto con altri linguaggi, un ricercatore della University of Bedfordshire è riuscito a decifrare una piccola parte del codice È rimasto indecifrabile per secoli, il misterioso manoscritto Voynich, il codice medioevale acquistato agli inizi del Ventesimo secolo dal mercante di libri Wilfrid Voynich da un collegio gesuita italiano. Ma il manoscritto comincia a perdere parte del suo alone di mistero ora che Stephen Bax della University of Bedfordshire è riuscito a mettere insieme un minimo di alfabeto Voynich, abbinando alcuni dei simboli contenuti nel libro a dei suoni. E suggerendo che le origini del linguaggio usato per il codice rimandano all’Asia occidentale e non al Messico, come recentemente ipotizzato.
(Foto: Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University)
Gran parte del codice resta ancora oggi indecifrabile, visto che i simboli usati non sono riconducibili a nessun linguaggio noto, ma le analisi di Bax potrebbero essere la chiave di volta per portare alla luce quel che nasconde il manoscritto, denso di rappresentazioni botaniche, astronomiche e figure umane.
 
Per interpretarne il contenuto Bax ha analizzato alcune parole potenzialmente rappresentanti dei disegni, per via della loro collocazione, e le ha quindi confrontate con i nomi corrispondenti allo stesso disegno ma in altre lingue. “Il manoscritto ha un sacco di illustrazioni di stelle e piante”, ha dichiarato Bax, “Sono stato in grado di identificare alcuni di questi, con i loro nomi, cercando in manoscritti medievali a base di erbe in arabo e in altre lingue, e poi ho cominciato a decodificarli, con alcuni risultati entusiasmanti”.
 
 
Così, per esempio, racconta il New Scientist, una parola vicino  a una possibile rappresentazione di una pianta di ginepro è stata accostata alla parola “oror” scritta nell’alfabeto romano e quindi alla pronuncia ”a’ra’r” del nome arabo usato per il ginepro. Alcuni simboli usati in questa parola sono quindi stati trovati anche in una rappresentazione di stelle nel libro, forse quella delle Pleiadi, nella costellazione del Toro, identificando un potenziale termine corrispondente alla parola Taurus. Procedendo in questo modo Bax ha decodificato 14 simboli in tutto, riuscendo a leggere pochissime parole (come quelle per ginepro e Taurus, ma anche elleboro e coriandolo). Ancora pochi, ma lo scienziato spera di coinvolgere altri linguisti a lavorare sul suo metodo per mettere insieme un alfabeto Voynich completo. Per ora, conclude il ricercatore, le similitudini con il latino, il greco e l’arabo portano a credere che il manoscritto sia un trattato sulla natura originario delle regioni caucasiche dell’Asia occidentale.

 

INSERITO DA CRISTINA GENNA BLOGGER